A inizio marzo, è stata presentata l’ottava Golf GTI, la sportiva dell’era digitale – Dal 1976, la Golf GTI è il riferimento delle sportive compatte – La storia della sua nascita unica e insolita, come quella di tutte le leggende – Un viaggio giunto all’ottava tappa con oltre due milioni di esemplari venduti Verona – Sin dal momento del suo debutto, nel 1976, la Golf GTI ebbe un grande impatto: nonostante fossero pochi dettagli estetici a distinguerla dalle Golf “ordinarie”, divenne presto chiaro che quest’auto fosse qualcosa di completamente inedito e unico. Sotto l’apparenza tranquilla della carrozzeria, c’era una vera auto sportiva, con un brillante motore a iniezione da 110 CV tutto nuovo.
La Golf GTI seppe interpretare in modo eccezionale lo spirito del suo tempo: la Volkswagen era riuscita a trasformare una semplice compatta in un’auto dalle elevate prestazioni, che tuttavia restava alla portata del grande pubblico e conservava la praticità necessaria nell’uso quotidiano. Ancora oggi, dopo oltre due milioni di esemplari venduti e con il recente debutto mondiale dell’ottava generazione, la Golf GTI è la sportiva per tutti: allo stesso tempo emozionante e sobria, dinamica e pratica. Un punto di riferimento per le prestazioni, oltre che nell’immaginario degli appassionati, di cui vale la pena ripercorrere la storia. Spesso le leggende hanno una nascita straordinaria. La stessa cosa vale per la Golf GTI, diversa da tutte le altre auto viste fino a quel momento e la cui genesi fu molto insolita. Una storia unica, in cui l’allora Responsabile Ufficio Stampa e P.R. della Volkswagen Anton Konrad ebbe un ruolo chiave. La Golf GTI non deve la sua nascita a un solo creatore, ma piuttosto a un gruppo di “spiriti affini” che la progettò e sviluppò per la produzione di serie.
Fu però proprio Anton Konrad a dare avvio concreto al progetto e a mettere in atto tutti gli sforzi necessari per coordinarlo: pilota di auto dilettante, giornalista e ingegnere, Konrad aveva buoni rapporti con tutti i dipartimenti dell’Azienda. “
Alcuni ingegneri di Wolfsburg avevano pensato a una Golf sportiva sin dalla nascita del modello, ma l’atmosfera generale consigliava di procedere con cautela”, spiega Konrad, nel ricordare la situazione del tempo. In quegli anni, infatti, alla Volkswagen gli investimenti erano tutti concentrati sulla nascita della Golf “classica”, inoltre l’idea di un modello sportivo non era molto ben vista, perché si temeva potesse incoraggiare comportamenti pericolosi al volante. “Volevamo costruire 5.000 esemplari di una Volkswagen sportiva ma sobria, che andasse bene per fare la spesa e allo stesso tempo fosse a suo agio in pista”, aggiunge Konrad. “Tutto questo richiedeva professionalità e altrettanta segretezza, visto che il progetto non era ufficiale”, rivela. Così, Konrad invitò quattro esperti della Volkswagen a casa sua che, davanti a birra e tartine, iniziarono a collaborare al progetto fuori dall’orario d’ufficio e nei weekend: erano l’allora Responsabile del Progetto Golf Hermann Hablitzl, l’esperto di Telai Herbert Horntrich, l’ingegnere dello Sviluppo Alfons Löwenberg e Horst-Dieter Schwittlinsky del Marketing. A questi si aggiunsero lo specialista d’Interni Jürgen Adler, Gunther Kühl del Motorsport ed Herbert Schuster, nominato intanto Responsabile per lo Sviluppo. Dopo alcuni prototipi basati sulla piattaforma della coupé Scirocco e giudicati troppo estremi, questo “gruppetto” riuscì a raggiungere la sintesi perfetta con una Golf sportiva costituita da componenti di serie.
Battezzata GTI, ottenne un netto benestare per la produzione da parte del Consiglio d’Amministrazione, impressionato dalle prestazioni e persuaso anche grazie all’utilizzo di pezzi comuni e affidabili. Il mese di giugno del 1976 vide l’avvio della produzione in serie della prima Golf GTI. Quantità prevista della prima edizione limitata: 5.000 GTI. Le cose, poi, andarono diversamente. Prima del debutto mondiale all’IAA di Francoforte nel 1975, la divisione Vendite aveva fatto una previsione cupa: “Non riuscirete a venderne 500, di queste GTI”. Avevano ragione: la Volkswagen non vendette 500 Golf GTI; da allora, invece, ne ha vendute oltre due milioni. La Golf GTI prima serie (1976-1983) La ricetta originale era semplice e ingegnosa allo stesso tempo: un’auto compatta e leggera, un motore potente e un assetto sportivo. Quando venne lanciata sul mercato nel 1976, nessuno poteva prevedere che la Golf con le tre magiche lettere GTI sarebbe diventata un oggetto di culto. Un brillante 1.6 110 CV a iniezione elettronica di benzina (1.8 dal 1982) spingeva l’auto da 0 a 100 km/h in appena 9,2 secondi e fino a 182 km/h di velocità massima. La GTI edizione speciale “Pirelli” del 1983, equipaggiata con il 1.8 da 112 CV e resa celebre dai suoi cerchi in lega con i caratteristici fori a forma di P che montavano appunto pneumatici Pirelli, fu un successo immediato. Il modello speciale, fu prodotto e venduto in 10.500 esemplari in appena sei mesi. Come le prestazioni, anche l’interno era di forte impatto: tessuto tartan a quadri per la fascia centrale dei sedili sportivi neri, cielo dell’abitacolo nero e pomello del cambio a forma di pallina da golf. Questi dettagli si devono a Gunhild Liljequist, la prima donna a lavorare nel Design Volkswagen sin dal 1964.
“Sono stati di grande ispirazione i miei viaggi di quel periodo in Gran Bretagna, dove venni conquistata dai tessuti di alta qualità con fantasie a quadri”, spiega Liljequist, a proposito della scelta per il rivestimento dei sedili. Un altro aneddoto riguarda il pomello del cambio: “Quella è stata un’idea totalmente spontanea”, dice la ex designer Volkswagen. “Eravamo in tre e riflettevamo su tutti gli elementi associabili a una Golf sportiva. A quel punto dissi ad alta voce ciò che stavo pensando: ‘Che ne dite di una pallina da golf sulla leva del cambio?’ All’inizio venni derisa, ma poi…”, ricorda Liljequist. La linea caratteristica color Rosso Marte sulla calandra, lo spoiler anteriore di dimensioni maggiori, le modanature in plastica sui passaruota e la cornice nera opaca del lunotto posteriore furono invece idee dell’allora Capo Designer Herbert Schäfer. Il rosso, ancora oggi sinonimo di GTI, venne ripreso anche all’interno con numerosi dettagli: dalla strumentazione, alle decorazioni sulle porte. In totale, furono prodotte circa 462.000 Golf GTI prima serie.
La Golf GTI seconda serie (1984-1991) La seconda Golf GTI riuscì a ripetere la ricetta di successo della precedente, inizialmente con lo stesso 1.8 da 112 CV sotto il cofano che aveva equipaggiato gli ultimi esemplari della prima generazione, poi con diversi motori di potenza compresa tra 107 e 160 CV. Nel 1986, fu la volta della nuova unità 16V a quattro valvole per cilindro, che grazie ai suoi 139 CV spingeva la Golf GTI fino a 208 km/h. L’assetto della GTI seconda serie era 10 mm più basso delle altre versioni, mentre l’abitacolo era caratterizzato dai sedili sportivi, dal cielo nero e dal volante a quattro razze con i quattro pulsanti rotondi del clacson. Nel 1990, al vertice della gamma arrivò la GTI G60. Grazie alla sovralimentazione tramite compressore G-Lader, il suo 1.8 erogava 160 CV e la spingeva fino a 219 km/h di velocità massima. In totale, furono prodotte circa 628.000 Golf GTI seconda serie.
La Golf GTI terza serie (1991-1997) La terza generazione della Golf GTI fece dell’eleganza che celava il suo telaio agile e le sue prestazioni sportive il suo tratto principale. Il 2.0 benzina a due valvole per cilindro da 115 CV disponibile al lancio, venne sostituito dopo circa un anno con un 16V che erogava 150 CV. Questo motore faceva accelerare la Golf GTI da 0 a 100 km/h in 8,7 secondi e la spingeva fino a una velocità massima di 215 km/h. Nel 1996, a vent’anni dalla nascita della GTI originale, venne presentato il modello celebrativo GTI Edition 20, caratterizzato dai cerchi in lega BBS e disponibile in tre motorizzazioni: 2.0 115 CV, 2.0 16V 150 CV e, per la prima volta, un 1.9 TDI da 110 CV capace di far accelerare la Golf GTI da 0 a 100 km/h in 10,3 secondi e di raggiungere i 193 km/h di velocità massima. In totale, furono prodotte circa 327.000 Golf GTI terza serie. La Golf GTI quarta serie (1998-2003) La quarta Golf GTI proseguì all’insegna della sobria eleganza della serie precedente, aggiornandola con contenuti tecnici senza confronti, grande agilità e una qualità eccellente. Tra gli elementi più caratteristici di questa serie, gli inimitabili cerchi in lega BBS, i fari posteriori bruniti e, all’interno, i sedili sportivi anatomici della Recaro. Questa fu la generazione che, più di tutte, offrì un’ampia scelta di motori agli appassionati. La gamma andava dai 110 CV dell’efficiente TDI d’accesso, ai 170 CV del potente benzina 2.3 a cinque cilindri VR5.
Al cuore dell’offerta c’era la GTI dotata del 1.8 turbo a benzina, un quattro cilindri in linea con cinque valvole per cilindro che erogava 150 CV, capaci di spingere la quarta serie della Golf GTI da 0 a 100 km/h in 8,5 secondi e fino a una velocità massima di 216 km/h. Prestazioni pressoché identiche venivano raggiunte dal TDI più potente, che nell’evoluzione finale raggiunse anch’esso 150 CV di potenza. Per l’anniversario dei 25 anni, venne realizzata la serie speciale GTI Edition 25, con produzione limitata a 3.000 esemplari. Oltre alle appendici aerodinamiche dedicate, in tinta con il colore carrozzeria, questa Golf GTI speciale montava il 1.8 turbo portato a 180 CV di potenza massima, che spingevano la GTI Edition 25 da 0 a 100 km/h in 7,9 secondi e fino a una velocità massima di 222 km/h. In totale, furono prodotte 164.859 Golf GTI quarta serie. La Golf GTI quinta serie (2004-2008) Con la quinta generazione, nell’autunno del 2004 la Golf GTI fece un ritorno in grande stile. Il design era molto più caratterizzato e richiamava in modo deciso gli elementi tipici della prima GTI, come il profilo rosso attorno alla calandra anteriore e il rivestimento dei sedili a quadri. Il motore era dedicato esclusivamente alla GTI: un 2.0 TFSI turbo a benzina, capace di erogare 200 CV. Equipaggiata per la prima volta con il nuovo cambio a doppia frizione DSG a sei rapporti, la Golf GTI accelerava da 0 a 100 km/h in appena 6,9 secondi e toccava i 233 km/h. Per il compleanno dei trent’anni, nel 2006 arrivò la GTI Edition 30, con il 2.0 TFSI portato a 230 CV. Stessa potenza massima per un’altra serie speciale, la Golf GTI Pirelli del 2007: un omaggio all’omonima della prima generazione. In totale, furono prodotte circa 181.800 Golf GTI quinta serie. La Golf GTI sesta serie (2009-2012) La sesta generazione della Golf GTI ridefinì il concetto di trazione, grazie al differenziale a bloccaggio elettronico trasversale XDS di serie, e portò con sé una novità assoluta: nel 2012, debuttò la prima Golf GTI Cabriolet. Dotata di capote elettrica in tessuto, la GTI decappottabile copriva lo 0-100 km/h in 7,3 secondi e raggiungeva i 237 km/h (235 km/h con il cambio DSG). Il motore era un nuovo 2.0 TSI da 210 CV e 280 Nm, lo stesso che permetteva alla variante “chiusa” di accelerare da 0 a 100 km/h in 6,9 secondi e di raggiungere i 240 km/h di velocità massima (238 km/h con cambio DSG). Anche per questa sesta incarnazione del mito non mancarono le serie speciali. La GTI Edition 35 aveva un 2.0 TSI portato a 235 CV, capace di toccare i 247 km/h di velocità massima. In totale, furono prodotte 199.903 Golf GTI sesta serie. Pagina 5 di 5 Nr. xx/2019 Media Information La Golf GTI settima serie (2013-2020) Nel 2013 viene lanciata la settima generazione GTI in due diverse potenze: la variante che sviluppa 220 CV e la GTI Performance da 230 CV.
La vettura è inoltre dotata di un nuovo bloccaggio del differenziale all’asse anteriore. All’inizio del 2016 segue una Golf GTI inedita e particolarmente potente, la Clubsport da 265 CV, che possono temporaneamente arrivare fino a 290 CV grazie alla funzione boost. Lo 0-100 km/h in 6,3 secondi e i 250 km/h di velocità massima danno il senso delle sue straordinarie prestazioni, oltre che dell’evoluzione della Golf GTI a quarant’anni dalla sua nascita. Se già nella Clubsport il confine tra un’auto di serie e una purosangue da competizione è molto sottile, nella Golf GTI Clubsport S presentata nel maggio 2016 al Wörthersee, il confine di fatto non c’è. L’edizione limitata a 400 esemplari è una tre porte a due posti che, grazie al suo 2.0 TSI da 310 CV, infrange il record sul giro per vetture di serie a trazione anteriore sul circuito Nordschleife del Nürburgring, fermando il cronometro sul tempo di 07:49:21. Nel 2017, l’aggiornamento della settima Golf interessa anche la GTI, proposta con potenze rispettivamente di 230 CV per la standard e 245 CV per la Performance. La serie speciale che chiude la storia di questa generazione è la Golf GTI TCR: il suo 2.0 TSI eroga 290 CV e 380 Nm di coppia massima, che le permettono di coprire lo 0-100 km/h in 5,6 secondi e di spingersi fino a 260 km/h di velocità massima, grazie alla rimozione del limitatore di velocità. La Golf GTI ottava serie (dal 2020) Presentata in anteprima mondiale all’inizio di marzo, l’ottava generazione della Golf GTI ha saputo, ancora una volta, reinventarsi. L’attuale Golf GTI è digitalizzata e connessa alla rete, al passo coi tempi: una sportiva compatta agile, pura, efficiente e all’occorrenza veloce fino a 250 km/h, un concentrato high-tech dell’età digitale dotato di una potenza di 245 CV. Le novità di questa Golf 8 GTI sono dentro, fuori e sottopelle: nuovo è il design anteriore, che per la prima volta sfoggia un listello della calandra illuminato e fari fendinebbia a LED disposti a X. Nuovo anche l’interno, con il tasto start/stop dell’avviamento che pulsa di luce rossa, il volante sportivo con comandi touch e la leva shift-by-wire del cambio DSG dotato di curve caratteristiche. Nuova l’interfaccia totalmente digitale Digital Cockpit, così come i servizi We Connect che introducono a bordo streaming, web radio e ulteriori funzionalità online.
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